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Laboratorio Del Carmine

Laboratorio Del Carmine

Made in Italy dal 1969

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l riassunto di 48 anni di vita
La storia del Laboratorio del Carmine (LDC) è quella di una tipica impresa familiare italiana, tanto che la si potrebbe tranquillamente sovrapporre ad altre realtà aziendali di questa natura, variandone solo le date o qualche specifico particolare. Queste storie iniziano in un garage o in un seminterrato e anche per il LDC la storia inizia nel febbraio del 1969 in un seminterrato di via Locatelli, di fronte alla chiesina della Madonna del Carmine (da qui il nome), dove Rosanna Gherardi e suo marito Antonio Ruch con alcune ragazze danno inizio a un’attività imprenditoriale che negli anni li porterà lontano. Il primo lavoro consiste nel taglio e nel confezionamento di  fazzoletti destinati alle forniture militari. Passano solo pochi anni e i fazzoletti lasciano il posto alla camicia. La richiesta arriva da una primaria camiceria italiana piedi alla quale serve un piccolo laboratorio per confezionare esternamente una seconda linea di camicie
da uomo. Nel frattempo l’azienda si trasferisce a pochi metri di distanza dove al primo piano viene predisposta una linea completa di camiceria, dal taglio sino allo stiro e a piano terra viene ricavato il magazzino. Grazie a questo primo lavoro e all’assunzione di personale specializzato che subentra alle prime maestranze,  l’azienda acquisisce autonomia e preparazione. Con le prime situazioni di crisi degli anni 70’, i sindacati obbligano la casa madre a far rientrare in fabbrica il lavoro dato all’esterno e il LDC si ritrova a dover far fronte alla carenza di lavoro con la necessità di mettersi sul mercato con i suoi soli mezzi. Sono anni difficili ma pieni di opportunità. L’azienda inizia a entrare in contatto con agenti che con un piccolo campionario da uomo cominciano a girare la Liguria fino a estendere la rete di vendita dalla Lombardia al Veneto, al Friuli Venezia Giulia, al Piemonte, alla Toscana, all’Emilia Romagna, al Lazio fino in Puglia. Nei primi anni ’80 entra in azienda la seconda generazione della famiglia Ruch. Lo spazio non è più sufficiente e viene preso in affitto un nuovo locale nel quale viene spostato il reparto stiro, l’imballo, il magazzino prodotto finito e gli uffici. Nel frattempo nasce un’importante collaborazione con una famosa casa di moda francese e si inizia a familiarizzare con stilisti e disegnatori. Il mercato estero si presenta alla porta negli anni del crollo del muro di Berlino poichè cambiano le prospettive produttive e di vendita: da un lato ci sono le prime camicerie che si trasferiscono in Romania per continuare a produrre a prezzi più competitivi, dall’altro ci sono mercati europei che si aprono all’acquisto di prodotti italiani. Il LDC da un lato, si scopre vulnerabile alla concorrenza delle produzioni dell’est e inizia a seguire una graduale crescita qualitativa del prodotto verso un livello medio alto, dall’altro intuisce la necessità di inserire un servizio in più verso la clientela: i capi su misura, elemento indispensabile per fidelizzare il cliente.

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L’azienda precorre questa specializzazione in modo deciso e in pochi anni i numeri le danno ragione. Il personale diventa sempre più specializzato e il sistema di raccolta ordini e gestione delle misure si aggiorna sino alla forma elettronica a fine anni 90. La rete vendita nel frattempo si è trasformata, gli agenti sono arrivati anche dall’estero per coprire i principali paesi dell’Europa centrale. Alla linea da uomo viene affiancata una linea da donna e a queste si affiancano alcune lavorazioni conto terzi per Svizzera, Germania e Stati Uniti. A metà degli anni 90 LDC si trova nuovamente con gli spazi produttivi saturati e la prima necessità per poter cavalcare la crescente domanda è la costruzione di un nuovo opificio. Nel novembre del 1999, la nuova linea di produzione inizia a far uscire le prime camicie. Su di una superficie iniziale di 1500 m² (oggi sono complessivamente 2500) di sola produzione, viene ridistribuito il macchinario pre-installato nel vecchio opificio con il risultato che l’azienda ha finalmente la possibilità di crescere senza più preoccuparsi dello spazio e il poter lavorare su di un unico livello rende tutto più semplice. Entrano nel nuovo stabile 26 maestranze che oggi a distanza di 18 anni sono raddoppiate. Ciò che è rimasto da quel febbraio 1969 è la voglia di confrontarsi e di crescere, di imparare cose nuove perfezionando il concetto di lavoro. Il mondo è diventato globale e questo ha dato negli anni un’ulteriore spinta all’azienda per portare avanti quegli investimenti necessari per poter competere sui mercati. Ci sono modelliste che seguono  rispettivamente le linee uomo, donna e il su misura. Il taglio ha una sua linea automatizzata ma è stato implementato anche con due tagliatrici a mano. La confezione è in costante miglioramento sia in termini di tecnologia dei macchinari sia di affinamento delle fasi di costruzione. Grande importanza è stata data alla formazione interna ed esterna. LDC è molto attento al problema ambientale legato alle immissioni di CO2. La sfida per il futuro sarà quella di saper continuare a coniugare manualità e tecnologia in un prodotto unico e raffinato dove il gusto e la qualità italiana si sposano con il resto del mondo. La capacità produttiva si attesta intorno ai 50.000 capi annui, di questi il 20% è rappresentato dal “su misura”. Dall’aprile del 2016 è stato aperto un nuovo opificio posto al piano terra dell’edificio. A margine di questo nuovo spazio, l’azienda ha richiesto e ottenuto dalla Regione Lombardia, tramite gli enti territoriali un finanziamento per un progetto di crescita del proprio personale specializzato nell’arte delle lavorazioni sartoriali a mano. L’azienda è suddivisa in due realtà di cui la principale è il Laboratorio del Carmine che produce a ciclo completo camicie uomo, donna, bambino, boxer e pigiami; la seconda, Labor Services, produce un semilavorato delle linee su misura e della prototipia. Il personale impiegato al 31 dicembre 2016 era rispettivamente di 45 unità per la prima e di 10 per la seconda, e la manodopera è quasi completamente locale, i maggiori bacini di provenienza, oltre a Zogno, sono Villa D’Almè, Almè, Paladina, San Giovanni Bianco e alcuni dall’Isola. I mercati principali sono: Italia; Svizzera; Russia; Francia; Germania; Inghilterra; Belgio; Olanda; Norvegia; Svezia; Stati Uniti; Nuova Zelanda; Australia; Giappone.

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